UMBERTO BACCHIEGA
(1880 – 1965)

        Umberto Bacchiega, agli inizi del ‘900, lavorava in proprio a Bergantino – Rovigo, paese natale, come meccanico di biciclette, quando fu chiamato sotto le armi nella Prima Guerra Mondiale. Fatto prigioniero e condotto in Germania, ebbe qui la sua prima occasione di incontrare colei che ebbe a stravolgere la sua vita: una giostra.
        Fu colpito dalla folla che riempiva i parchi di divertimento e si meravigliò nel notare come fosse irresistibile salire su una giostra, ma soprattutto osservò come fosse immediata la riscossione del compenso da parte del gestore della giostra, il quale non doveva aspettare il pagamento, come i meccanici di biciclette che riscuotevano dai contadini i compensi dovuti per le riparazioni solo a fine anno, a raccolto concluso.
        Bacchiega tornò dalla Germania con un chiodo fisso: costruire una giostra.
Nel 1928 facevo ancora il meccanico – dichiarava Umberto in un’intervista al “Resto del Carlino” del 28 marzo 1962 – e un giorno di festa andai con il figlio Igino a Bologna e ci imbattemmo in un Luna Park. Ci colpì molto la fantasia un’Autopista: era una novità appena giunta dalla Francia e costituiva una vera attrazione. La gente faceva pazzie per correre su quelle vetturette, tanta era allora la voglia di macchina in un mondo in cui le macchine erano ancora poche. Perchè non facciamo anche noi un’Autopista come questa? –commentammo.
Ritornato a casa, pensai a lungo al progetto, impegnai tutti i miei averi e nella piccola officina meccanica cominciai a studiare il modo per costruire l’impianto e le vetturette a movimento elettrico. Era un grosso problema, perchè nessuno della mia famiglia aveva mai visto prima di quel giorno un’autopista; lavorammo quasi un anno per esordire nella nostra nuova attività proprio a Bergantino il 24 aprile del 1929, giorno della Fiera di San Giorgio, e partire poi in maggio per la prima tournée con tappa iniziale a Novellara in Provincia di Reggio Emilia.
Ricordo come oggi quel primo viaggio: eravamo tutti emozionati e felici e fu grande la nostra soddisfazione quando un ingegnere disse che le nostre vetturette non solo erano state costruite bene, ma erano simili a quelle brevettate qualche tempo prima da un provetto costruttore. E pensare che avevamo fatto tutto da noi in famiglia senza un briciolo di esperienza!
In quegli anni si viveva in carrozzoni coperti da una tenda e trainati da camion vecchi, residuati militari che avevano le ruote a gomme piene e la trasmissione a catena. Ora tutto è cambiato: i carrozzoni sono degli appartamenti in miniatura e girare per l’Italia non è più un problema come ai tempi miei. Gli affari andarono subito bene e l’anno dopo i miei dipendenti si misero da soli, magari con una piccola giostra. Subito furono in molti ad imitarmi”.
Chi era, sotto il profilo umano, questo pioniere della giostra? Umberto Bacchiega non aveva compiuto studi particolari, ma era dotato di una capacità di apprendere e di assimilare con molta facilità, tant’è che durante la prigionia in Germania aveva imparato il tedesco in maniera così sicura da essere spesso chiamato come interprete, a Bergantino, nei mesi dell’invasione tedesca durante il secondo conflitto mondiale. Bacchiega fu sicuramente un uomo pieno di iniziative, coraggioso nell’affrontare nuove situazioni della vita. Probabilmente questo suo spirito, capace di accettare tutti i rischi legati ad un’attività completamente nuova per lui e per la realtà economica locale, ha fatto sì che il fenomeno della giostra nel breve volgere di qualche anno, assumesse dimensioni considerevoli a Bergantino. Tutti coloro che sono venuti dopo, infatti, hanno guardato proprio a Bacchiega, come punto di riferimento professionale, per intraprendere la nuova attività. In seguito, nell’esercizio del “mestiere”, ad Umberto si unì il figlio Igino, poi subentrarono i nipoti Livio e Alberto e oggi continuano l’attività di spettacolisti viaggianti i pronipoti Luca, figlio di Livio, Alessandro e Paolo, figli di Alberto.

1930 - Prima giostra Autoscontro di Umberto Bacchiega

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